lunedì 21 gennaio 2013

Rivoluzioniamo la Pace


Rivoluzione civile è portatrice di una cultura di pace fondata sulla giustizia e sui diritti umani. È questione di scelte: a partire dal taglio delle spese militari, compreso l’acquisto dei cacciabombardieri F35, per i quali l’Italia ha deciso di destinare 20 miliardi di euro. Il Parlamento che verrà fuori dalle elezioni del 24 e 25 febbraio potrà cambiare questa linea di investimenti, destinando tali risorse al lavoro, all’ambiente, alle politiche sociali e alla solidarietà internazionale.

In questi ultimi vent’anni si è parlato tanto di guerra cercando sempre di edulcorarne il significato: guerra giusta, guerra umanitaria, guerra preventiva, guerra al terrore, guerra senza confini, guerra infinita. La guerra che da evento eccezionale diventa fisiologica. La guerra, che vede sconfitti tutti, svuota la politica, fa carta straccia della legalità internazionale e della Costituzione italiana. Per la pace, va fatta una Rivoluzione civile. Non va perso di vista il dettato della nostra Carta che nell’articolo 11 ha fissato come principio fondamentale il ripudio della guerra.
Dopo aver conosciuto l’orrore e le barbarie del secondo conflitto mondiale, l’Italia ha fatto una scelta politica netta a favore della pace
È la stessa che fa Rivoluzione civile richiamandosi al dettato costituzionale e chiedendo, nel rispetto di quello spirito, il ritiro delle forze armate italiane impegnate nei teatri di guerra. 
Va ribadita inoltre la sovranità del Parlamento nelle scelte di politica internazionale, a partire dall’intervento militare in Mali in cui il governo uscente, a camere sciolte, sta trascinando il nostro Paese.
“Invece di mettere l’elmetto – ha spiegato Flavio Lotti  Coordinatore nazionale del tavolo della pace e candidato alla Camera per Rivoluzione Civile – l’Italia deve agire per la pace nell’interesse primario della salvaguardia delle vite umane, nel solco della legalità e del diritto internazionale dei diritti umani”.
Nel rispetto dell’articolo 11, va promossa la cooperazione fra gli Stati che veda il nostro Paese protagonista di una politica di pace e giustizia, in particolare all’interno della cornice dell’Unione europea. 
Il dettato della Carta fondamentale è stato, infatti, il mezzo attraverso il quale si sono realizzate l’integrazione europea e l’adesione alle organizzazioni internazionali.
I conflitti in corso dimostrano tutta l’attualità delle scelte operate dai padri costituenti, che indicarono il confronto come unico mezzo per promuovere la risoluzione delle controversie internazionali. Ecco perché l’Italia deve incoraggiare all’interno dell’Europa un’azione di pace e disarmo, che muova i primi passi dall’area del Mediterraneo.

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