Trovo francamente sempre più noiosa la politica in televisione, nel
proliferare - tanto più in periodo elettorale - di talk show, dibattiti,
confronti, interviste.
Trasmissioni noiose ma soprattutto inutili per
aiutare a comprendere la realtà del mondo e dell'Italia in cui viviamo e
ad identificare le possibili soluzioni ai nostri problemi.
Sono a
mio avviso molto più istruttivi e stimolanti gli articoli reperibili sul
web, i post dei blog (spero si possa dire altrettanto per almeno
qualcuno di quelli diffusi attraverso questo blog), le discussioni sui
social network.
Ho l'impressione che l'approccio con cui ci si pone
davanti al televisore di fronte alle trasmissioni politiche sia quello
del tifoso della propria squadra che vuole vedere i gol dei propri
beniamini e imprecare contro avversari/nemici e la disonestà
dell'arbitro/conduttore.
Lo stesso duo Travaglio-Santoro che pure
continuo ostinatamente a guardare sembra aver perso, venuta meno (?) la
minaccia berlusconiana, la capacità di rappresentare una voce 'altra'
nella palude del giornalismo televisivo nostrano.
Rispetto a
queste premesse il programma Leader di Lucia Annunziata di venerdì 18
gennaio credo che possa rappresentare un caso di scuola di
disinformazione e di giornalismo asservito alle ragioni del proprio
padrone politico, quello che Bruno Vespa definì l'editore di
riferimento, da far studiare agli studenti dei corsi di comunicazione
(se come esempio negativo o positivo dipende dal modo di intendere il
giornalismo, se come ricerca della verità o come arma di obnubilamento
delle menti).
Per boicottare lo spazio dovuto dalla
trasmissione, ai sensi della par conditio, ad Antonio Ingroia e alla sua
lista di Rivoluzione Civile e metterlo in difficoltà ed in cattiva luce
luce sono state usate tutte le possibili armi. Monologhi
interminabili dei giornalisti ospiti (ovviamente di Repubblica e La
Stampa), insieme ai servizi filmati, per togliere tempo e opportunità
per Ingroia e i suoi compagni di lista di esporre le proprie idee, le
proprie ragioni, per formulare le proprie risposte.
La voce di Grillo,
ripreso nel suo comizio in Puglia, come sottofondo di disturbo agli
interventi di Ingroia, l'inquadratura sapientemente manovrata dal
regista per distrarre il telespettatore mentre parlavano gli esponenti
di Rivoluzione Civile abbandonando il primo piano dell'oratore di turno e
andando su panoramiche dello studio e riprese esterne, la gazzarra
organizzata con la presenza in studio di Sallusti che accusa (!) Ingroia
di mancanza di etica e gli dà del mascalzone e del presidente della
municipalità di Scampia, persino l'operaio della Fiat di Pomigliano che
inneggia a Marchionne e inveisce contro la Fiom...
Onore al
merito a Salvatore Borsellino che l'Annunziata forse pensava sarebbe
stato utile alla delegittimazione di Rivoluzione Civile e che invece ha
confermato, dimostrando non solo onestà intellettuale ma anche grande
intelligenza non facendosi strumentalizzare, la propria stima e fiducia
personale in Ingroia pur contestando le modalità di formazione delle
liste di Rivoluzione Civile, cosa che fanno tutte le persone di buon
senso compresi gli elettori di Rivoluzione Civile stessa.
Imboscata organizzata oppure trasmissione sfuggita di mano alla conduttrice come riconosciuto dalla stessa Annunziata?
Per rispondere si guardi al curriculum professionale di Lucia
Annunziata.
Già editorialista di giornali come La Stampa e Repubblica
(il vero organo di stampa del PD), già direttrice del TG3 e Presidente
Rai in quota PD o come si chiamava all'epoca (esperienza di cui si
ricorda soprattutto il non aver mosso un dito di fronte all'epurazione
di Sabina Guzzanti e alla chiusura della sua trasmissione non gradita a
Berlusconi), attualmente direttrice di Huffington Post (sempre
partecipato dal gruppo Espresso-Repubblica), pagata dall'ENI in qualità
di Presidente del comitato editoriale di OIL, la rivista patinata
dell'Ente petrolifero, beneficiaria di una consulenza da 100.000 euro da
Telecom.
Non so quanto trasmissioni di questo tipo, vera tv spazzatura, possano influire sul voto degli italiani.
Per quanto mi riguarda l'imbarazzo di Antonio Ingroia di fronte al
mezzo televisivo non rappresenta una ragione per non votarlo (o abbiamo
tutti interiorizzato la filosofia berlusconiana dell'apparire?!).
La
squadra che lo accompagnava, esterna ai partiti che lo appoggiano – IDV,
Rifondazione Comunista, PDCI, Verdi – a me sembra assolutamente valida:
Ilaria Cucchi, Giovanni Favia, Vladimiro Giacché, Flavio Lotti della
Tavola della Pace, Gabriella Stramaccioni di Libera, Sandra Amurri
giornalista del Fatto Quotidiano, Stefano Leoni Presidente del WWF,
Franco La Torre, figlio di Pio, segretario del Pci ucciso dalla mafia.
Di certo appare sempre più che le uniche proposte alternative e, sia
pur con mille contraddizioni, antisistema di queste elezioni –
Rivoluzione Civile e Movimento Cinque Stelle – devono essere boicottate
dal mainstream informativo.
Maurizio Zaffarano
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