La
candidatura a premier di Antonio Ingroia è una buona notizia. Lo è per
quanto lui ha fatto da pubblico ministero nella lotta alla mafia, per il
coraggio e per la sete di verità che ha espresso nel suo lavoro di
esame e indagine degli ultimi vent’anni di storia politica dell’Italia,
per il grande valore che questa decisione esprime nella difesa della
Costituzione nata dalla Resistenza. Una candidatura di grande prestigio
che conferisce quindi credibilità a «Rivoluzione Civile»: la coalizione
elettorale composta da una parte significativa delle forze politiche
schieratesi all’opposizione di Berlusconi prima, e Monti poi.
Il
quadro politico generale si è contestualmente chiarito. Attorno a Monti
si tenta di fondare un nuovo centro politico in assoluta sintonia col
PPE, espressione di alcuni significativi settori del capitale finanziario
europeo e di quello italiano, del Vaticano e di una parte dei potentati
economici locali legati all’Udc. Le elezioni, in questo senso,
definiranno gli equilibri e i rapporti di forza con il Partito
Democratico, l’altro attore attraverso cui si tenterà la stabilizzazione
del panorama politico-istituzionale italiano.
Le
condizioni politiche affinché a livello nazionale fosse possibile
trovare un punto d’incontro tra il Pd e le forze della sinistra
comunista e anti-liberista – come da più parti vaticinato – non si sono
determinate. La scelta del Pd di porsi al centro della gestione del
Paese post-berlusconiano nel pieno delle compatibilità indicate
dall’Europa è, al momento, irrevocabile. Di più, è la stessa natura di
quel partito che lo spinge in quella direzione. Nella crisi questo
aspetto diviene irrinunciabile: un confronto chiaro sui programmi non
poteva quindi portare ad alcuna intesa neanche sul terreno tattico.
Vendola, in questo senso, più che il partner di una coalizione appare
sempre di più un «prigioniero»: lui ed il suo velleitarismo, possiamo
dire col senno del poi, sono fra gli elementi che più hanno condizionato
negativamente i percorsi a sinistra dopo il 2008.
La
sinistra di classe, a dispetto dei cinque anni in cui avrebbe potuto
costruire questo passaggio elettorale, evidenzia una grande debolezza:
un’anomalia nel quadro europeo. Quell’autonomia politica che rende
credibile un’ alternativa alla gestione della crisi che il capitale
finanziario ha messo in campo in Europa non l’abbiamo conquistata. I
comunisti del PdCI e del Prc, indeboliti dalla divisione della FdS, si
ritrovano comunque nella stessa coalizione elettorale. Un fatto
apparentemente episodico ma che spiega quanto, aldilà delle tattica
elettorale, la questione dell’unità dei comunisti sia ineludibile: sia i
rapporti di forza che la gestione autoritaria della crisi non possono
che spingere i comunisti in direzione ostinata e contraria ai processi
in atto. Allo stesso tempo, per evitare continui sbandamenti, è
necessario adoperarsi per collocare limpidamente ed unitariamente i
comunisti nel nuovo quadro poitico determinato dalla crisi economica.
Nonostante
tutti i limiti e le colpevoli difficoltà che renderanno durissima la
campagna elettorale, i comunisti e la sinistra devono essere in grado di
incidere sul profilo politico della costituenda coalizione. Occorre
quindi far emergere accanto a quello civico e democratico nobilmente
incarnato da Ingroia una caratterizzazione di classe che si
esprima con una chiara campagna anti-Monti-BCE e con candidature
adeguate. Da questo punto di vista propongo di valutare la candidatura
di una figura proveniente dal mondo del lavoro in lotta che in maniera
complementare possa aiutare a costruire un ipotetico ticket con Ingroia.
In questa o in altre forme questo aspetto va reso il più chiaro
possibile.
Adoperiamoci
quindi, con grande determinazione, per la riuscita di questa campagna
elettorale. Un compito difficile ed arduo per le condizioni in cui ci si
arriva. Allo stesso tempo è bene essere consapevoli che o saremo in
grado, sin dai prossimi mesi, di combattere per ricostruire una lotta di
massa, un Partito comunista ed una sinistra di classe all’altezza della
situazione o saremo condannati ancora all’impotenza per un lungo
periodo. Andiamo Avanti!
di: Fabio Nobile
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